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Un penetrante profumo di incenso e di cera bruciata si sparge dall'ingresso della chiesetta, dove i "babbaluci" si stanno aggiustando il lungo velo del cappuccio e si preparano a uscire in processione. C'è aria di mistero e di sacro, di antico, ma c'è anche qualcosa di consueto e rassicurante. Un tempo, infatti, il cappuccio si portava abbassato con due fessure in corrispondenza degli occhi che offrivano una minima visuale; poi è prevalsa l'abitudine di rivoltare il velo all'indietro, e sopra i paramenti con i colori delle Confraternite che riuniscono contadini, pescatori e artigiani. Il loro incedere è accolto da un silenzio così denso che sembra quasi di poter distinguere l'impercettibile crepitio delle fiammelle sulle torce. Fernando ha voluto sottotitolare questo libro come "Lo spirito della Grande Madre". È una scelta sicuramente azzeccata, giacché Lipari - oltre a essere l'isola maggiore dell'arcipelago, oltre alle forme ubertose che le sono proprie come una dea femminile della preistoria - incarna molti aspetti materni dell'antropologia nesicola mediterranea